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giovedì 22 aprile 2010

PostHeaderIcon PR: CODA (E LINGUA) LUNGA

L'OPINIONE
Luca Guglielmi

Nemmeno il tempo di aprire i battenti che il nuovo quotidiano online diretto da Luca Sofri “Il Post” pubblica un articolo sul futuro del marketing e delle Pr.
Nell’articolo si fa riferimento, prendendone un lungo stralcio, al saggio di Chris Anderson (direttore di Wired USA) “La coda lunga” in cui una parte viene dedicata alle professioni – in continuo mutamento - del marketing e delle PR.
Al titolo (“L’era del marketing – e dei pr – è finita”) abbiamo sobbalzato e la considerazione apocalittica
“…e se ha ragione… che cosa faccio?!?!” ci ha attraversato come un brivido lungo la schiena. Poi leggendo un po’ ci si tranquillizza.


Citazione da “La coda lunga” :
“La Microsoft prima contava su possenti operazioni di marketing per gestire la propria reputazione. Oggi si affida ai suoi dipendenti. E i pr? Il classico ruolo di spedire comunicati stampa ai media tradizionali probabilmente continuerà a esistere finché esisteranno i media tradizionali” e ancora “Quindi ora immaginate di essere uno di quei pr (forte senso di immedesimazione ndr).
Cosa fare? Seguire la via tradizionale, e continuare a telefonare e a spedire i comunicati stampa ai media tradizionali (cercando di non notare che le loro fila si stanno assottigliando e che la loro influenza sta calando)? Cominciare a “spammare” anche i blogger e incrociare le dita? O trattare i blogger più importanti come la stampa tradizionale, e coccolarli ignorando tutti gli altri?”.
Il tutto sembra estremamente riduttivo e piuttosto sbrigativo. Se non altro dimostra che la professione è ancora lontana da far comprendere appieno la sua essenza, e nonostante ci si sforzi da anni a ripeterle come mantra (a se stessi e qualche volta a pubblici annoiatissimi) certe sfumature purtroppo non si possono capire se non ci si sbatte la testa tutti i giorni. Voglio dire, se il senso di tutto questo fosse solo “mandare comunicati e fare qualche telefonata” allora chiamateci pure centralinisti o fattorini, in fondo non farebbe più di tanto la differenza. Sarebbe puro sillogismo come dire “operatori ecologici” in luogo di “spazzini”. Avrà migliorato l’autostima di chi fa quel lavoro ma, bando alle ipocrisie, il senso cambia poco. Che la professione viva un mutamento profondo, e che non inizia oggi, con tutto il rispetto per il direttore di Wired USA, i PR lo sanno benissimo e le agenzie di comunicazione si stanno adeguando ai cambiamenti dei media e nei media. Il coinvolgimento di social media, blogger e media cosiddetti orizzontali, quando fatto in maniera corretta e trasparente è già una realtà. La difficoltà di trovare un giusto compromesso tra le esigenze di clienti piuttosto tradizionalisti e la voglia di innovare coniugando il verbo comunicare in nuovi modi è però uno scoglio ancora difficile da superare. Direi che la comunicazione ai media tradizionali fatta nei metodi tradizionali (non certo solo inviare comunicati e fare recall, fortunatamente il nostro lavoro non inizia e finisce lì) continuerà più probabilmente fin quando ci saranno clienti che continueranno a voler sfogliare una voluminosa e succulenta rassegna cartacea disprezzando un bel pezzo web letto da migliaia di persone e sostenuto con ragionevoli contenuti. Ancor più continuerà a esistere un’immagine tradizionalista finché i giornalisti avranno delle PR una considerazione così superficiale.

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