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mercoledì 12 maggio 2010

PostHeaderIcon LIBRO: LA CASTA DEI RADICAL CHIC

Domani in libreria il nuovo libro di Massimilano Parente: "La casta dei radical-chic", ed. Newton Compton.

Di seguito in anteprima un divertente stralcio sugli uffici stampa:


"Invece, se anziché sentire gli inutili consigli degli editori ambite a lavorare in una casa editrice come ufficio stampa, ecco quello che avreste voluto sapere sulle recensioni dei libri e nessun ligio conformista ha mai osato chiedere o, se addetto ai lavori, rivelare. 
La questione è semplice: ogni casa editrice predispone una o più anticipazioni, a seconda della forza contrattuale del libro e del livello di visibilità dell’autore (la sua “dote” mediatica). Per esempio, Pansa sui resistenti sanguinari, poiché tirava, lo si dette a chiunque, indiscriminatamente, mentre Arbasino lo si dà subito a «la Repubblica», di cui è collaboratore, e dopo a chi se lo prende, ma se per caso ne parlo io per primo su «il Giornale», solo perché bastava accorgersi che il testo era già edito vent’anni prima, una vocina querula e non amica dell’ufficio stampa Adelphi minaccia al telefono oscure rappresaglie poiché «ho bruciato “la Repubblica”». «Non mi dica, sul serio? Posso dare fuoco anche a lei già che ci sono?», ebbi il tempo di dire, e clic. In altri termini ogni ufficio stampa cerca di “vendere” la prima recensione del libro a una testata importante. “Vendere” non implica per forza un mercimonio pecuniario, spesso molto peggio. La ricerca disperata dell’anticipazione è il martirio di ogni ufficio stampa, in misura inversamente proporzionale alle dimensioni dell’editore. Più sei piccolo, più sono cazzi, ma più sei grande più sei un passacarte. Per questo l’ufficio stampa è una professione senza nome, “un ufficio” appunto. Se per esempio devi chiamare il responsabile  cultura de «il Giornale» telefoni ad Alessandro Gnocchi,m se devi chiamare «la Repubblica» chiami Paolo Mauri, se devi chiamare l’ufficio stampa Adelphi contatti solo l’ufficio stampa Adelphi, il quale, in quanto ufficio, si prende pure confidenze che quattro mura, una scrivania, un computer e un fax non dovrebbero. Si noti che ogni “anticipazione” è sempre, giocoforza, “in esclusiva”. Se la dai al «Corriere della Sera» non puoi darla a «la Repubblica», se a «Panorama» non a «L’espresso» né a un quotidiano prima di loro o insieme. Se esce l’uno, non uscirà l’altro. Sebbene i giornalisti siano puttane, gli uffici stampa sono puttane fedeli loro malgrado: se la dai una volta dopo nessuno te la prende più. Se uno esce prima dell’altro puoi anche impiccarti, con l’altro hai chiuso. Pornoerotismo eraclitorideo monodose: non ci si bagna mai due volte con lo stesso libro. Per questo gli uffici stampa spesso sono donne frigide e poco passionali, le quali la danno a molti ma una volta sola. La legge ferrea e darwiniana degli uffici stampa, per un autore medio pubblicato, è il famoso teorema QBS-QBQ-SBSMSA-ALNBPDQDSNSIC: Quotidiano Brucia Settimanale, Quotidiano Brucia Quotidiano, Settimanale Brucia Settimanale, Il Mensile Si Attacca, Al Lettore Non Brucia Perché Di Questo Discorso Se Ne Sbatte I Coglioni. Una volta uscita l’anticipazione, che spesso è una recensione frettolosa perché i tempi sono stretti e le bozze non ci sono mai fino all’ultimo, i giornali esclusi si danno due alternative: o non parlarne (ne ha già parlato il giornale concorrente, come se i lettori avessero le rassegne stampa), oppure parlarne di corsa, mettendo fretta ai recensori o giornalisti o critici o pubblicitari che siano. Il triste dato di fondo è che un libro, ridotto a “notizia”, sottoposto non ai diktat dell’ANSA ma all’Agenzia Ansia del cortocircuito degli addetti ai lavori, non è più un oggetto di cultura da approfondire, su cui pensare, su cui tornare, sul quale innestare dibattiti seri, specie quando ne vale la pena. Ci sarebbe una sola soluzione rivoluzionaria, che renderebbe felici lettori di giornali, scrittori, uffici stampa e recensori: non si potrebbero abolire le anticipazioni per legge, e istituire un Premio Nazionale alla Miglior Recensione, elogio o stroncatura che sia, e non alla stronzatina o stronzatona con ricciolo o senza che esce prima degli altri?" (continua in libreria)













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